A Volterra, nel cuore della Toscana, la lavorazione artigiana dell’alabastro risale all’epoca etrusca, una sapienza che si tramanda di padre in figlio. Gli alabastrai sono veri artisti che modellano una pietra fatta di luce. L'alabastro è un solfato di calcio bi-idrato: la formazione dei depositi di gesso di cui sono composti i blocchi di alabastro, presenti nel territorio volterrano in cave a cielo aperto (come quelle di Castellina) o in gallerie – sotto forma di blocchi compatti o di forma ovoidale di varie dimensioni – risale a un periodo compreso tra i 26 e i 7 milioni di anni fa. L’alabastro si ricava da blocchi o “arnioni” di forma ovoidale (conosciuti anche col nome di ovuli) di peso e volumi diversi, che si trovano a profondità variabili da 2 fino a 300 metri e, a seconda delle differenti composizioni chimiche del terreno, presentano aspetto e colorazione assai diversi in base al materiale di riferimento. Altri fattori che differenziano i blocchi sono la maggiore o minore trasparenza, oltre alla distribuzione e tonalità delle venature.